Inaspettatamente cartone


La Pietà con le ali? Nel 1964 la Pietà di Michelangelo andò all’Expo di New York, ma non sulle ali di un angelo, ma con un viaggio in camion fino a Napoli, in nave – la Cristoforo Colombo – da Napoli a New York, all’interno di un container con un imballo di legno metallo e palline di polistirolo. Come sarebbe oggi il suo imballo?
Cos’è accaduto di davvero importante negli ultimi anni, in realtà decenni, nel campo del packaging industriale?
Un passo indietro. Quelli con i capelli bianchi se lo ricordano ancora perché, giustamente, se ne parlò moltissimo. Era il 1964 quando per la prima e unica volta la Pietà di Michelangelo lasciava la Basilica di San Pietro nella Città del Vaticano, per intraprendere un lungo viaggio oceanico – la nave si chiamava Cristoforo Colombo – con destinazione l’Esposizione mondiale di New York del 1964.
Un viaggio non senza polemiche e tanta apprensione. Come proteggerla? Il container c’era già stato inventato nel 1937, ma l’imballo della statua che va dentro al container è fatto di legno e metallo. Per il materiale di riempimento si decise per le palline di polistirolo espanso che era appena stato inventato, ma non senza una lunga discussione.
Nessuno all’epoca avrebbe pensato a un imballo di cartone. Allora, nella logistica industriale era inesistente ed era ovvio che si sarebbero dovuti usare il legno, il metallo o al limite un po’ di plastica.
E Oggi? Oggi sì! “Inaspettatamente” qualcuno ebbe un colpo di genio, e, come Colombo con l’uovo, inventò il “Triplaonda” (incollare insieme tre fogli ondulati di con quattro copertine di cartone). Così il cartone è diventato il materiale più usato nella logistica industriale. “Inaspettatamente”, nessuno ci avrebbe creduto, ecco perché abbiamo utilizzato questo avverbio come titolo per raccontare la storia del Triplaonda.
Quanto alla “Pietà”, si è deciso, almeno per ora, che la statua riposi in San Pietro senza viaggi esotici, ma dovesse succedere sicuramente qualcuno al cartone per l’imballo ci penserà.
