Copy o #Web-copy

Copy o #Web-copy

Copy o #Web-copy

Copy o Digital Copywriter?

Copy o Digital Copywiter? È uno dei tanti e poco esistenziali dilemmi che pone il web. Tuttavia gli esperti la domanda se la fanno, devono farsela, e qualcuno, ma di quelli proprio bravi, propone anche delle soluzioni. Una di queste nasce da una premessa: ognuno di noi ma più di tetti le aziende, hanno bisogno di un profilo ben narrato, fatto con le parole giuste. Queste si adattano al “moderno” (ai sistemi di comunicazione in continua evoluzione) seguendo un suggerimento “pensa come un copy (cioè analogico), agisci nel digitale”
Il suggerimento ci viene da Diego Fontana e lo trovi sul suo bellissimo libro “#Digital Copyeriter”. Ci dice: “sono ogni giorno più convinto che la separazione tra media tradizionali e media digitali si debba a auna frattura che è responsabilità e compito di noi addetti ai lavori ricucire al più presto, per riportare al centro la qualità del pensiero. È per questo che propongo di definire il digital copywriter come professionista che sappia pensare con disinvoltura su qualsiasi canale, certamente consapevole del peso che oggi rivestono gli strumenti digitali del mercato”

Forti di questo suggerimento cerchiamo di declinarlo con alcuni esempi.

Né prima né dopo – Just in time

Il tema è offrire al cliente, oltre a un ottimo prodotto, l’efficienza logistica. Poco stoccaggio, magari niente, è il mantra che annuncia la soluzione: il Just in time. Letteralmente in italiano sarebbe “Proprio in tempo”, un’espressione che porta con sé un po’ di ansia, l’incertezza di un’attesa che non offre margini di tolleranza. Un’ansia placata dalla fiducia ed efficienza che linguisticamente può essere espressa con  “né prima né dopo”, è lì che c’è “il tempo opportuno” e l’immagine che lo evoca può essere il passaggio del testimone in una staffetta – magari la 4×100, la più veloce, la più bella.

Sex in the City diventa wine in the city

La pensiamo come la maestra di tutti noi, Annamaria Testa, la grande Copy che ha fatto scuola a quasi tutti noi. Secondo lei non si deve mai tradurre in inglese la parola vino. E’ una parola che va, rigorosamente, lasciata in italiano (siamo infatti maestri sia nel contenuto e nel vocabolo).  Non siamo certo gli unici al mondo ad essere bravi a fare vino, certo meglio degli anglosassoni, ma ci piazziamo sempre ai posti alti della classifica.  Va poi ricordati che la parola “vino” è l’unica ad essere uguale in tutte le lingue europee. Quindi perché tradurla?

Tuttavia, in questo caso, crediamo che si possa benissimo fare un’eccezione e cambiare la parola sex, della nota e bella serie televisiva, allora al culmine del suo successo in Italia, con wine per un evento basato su una serie di degustazioni in centro storico. Forse non è una “genialata”, ma comunque una buona e simpatica idea.

Mascherare la vita

Il Convegno era di quelli seri con studiosi importanti e affermati e testimonial molto noti del mondo dello spettacolo. Cortina un’affasciante location per un tema come la maschera. Ma per dire cosa erano stati convocati filosofi, psicoanalisti, giornalisti, artisti e attori sul senso della “maschera”?
Troppo facile ridurla alla dimensione del carnevale dove, in realtà, la maschera viene mostrata, esibita e non vuole né nascondersi né nascondere. Insomma è vero o non che quando la maschera è vera non si vede?
Insomma il tema va allargato e deve comprendere tutti gli aspetti della vita.
Poi si sorride alla performance di Ferruccio Soleri, il grande Arlecchino di Strehler.

Protegge la merce. Protegge l’ambiente

Proteggere è la “mission” di ogni imballo, se protegge ciò che contiene e rispetta anche l’ambiente allora è proprio OK!

I packaging più sostenibili sono quelli in cartone. Ecco perché:
E’ riciclabile
a. l’attuale tasso di riciclaggio degli imballi di cartone è del 84,2%  e punta a raggiungere rapidamente il 90%
b. Il cartone può essere riciclato almeno 25 volte.

E’ biodegradabile
c. Carta e cartone sono biodegradabili in alcuni giorni o settimane senza l’emissione di fumi nocivi.

Utilizza materiale riciclato
d. La produzione di nuovo materiale viene fatta con una combinazione di fibre di recupero e vergini
e. La cellulosa è per la maggior parte prodotta con legno di recupero o con legname da piantagione

Ha una gestione sostenibile delle foreste
f. Per ogni albero abbattuto l’industria della carta è impegnata a piantarne TRE.

Dove si incontrano efficienza e ambiente

Chi inquina di più? Inquiniamo tutti e su questo possiamo essere d’accordo. Se però incominciamo a stilare classifiche, magari per settori, le opinioni incominciano a divergere. I risultati variano a seconda dei criteri adottati e dei punti di vista privilegiati.
Pensiamo alla logistica. Inquina? Sì, certo. Consuma energia e territorio. Usa i più diversi mezzi di trasporto per trasportare da un luogo all’altro merci, cose.
E, tuttavia ormai da tempo, sta dentro un percorso virtuoso che non elimina completamente l’inquinamento lo riduce, operando una sostituzione nella produzione di energia e immettendo efficienza in tutti gli elementi di funzionamento del sistema.
Ecco che allora “efficienza” e “ambiente” si incontrano.

Fissati con la qualità

Fascette di cablaggio, un prodotto povero, apparentemente semplice, ma come tutte le cose ha bisogno di qualità per funzionare bene. Al produttore di questo tipo di materiali può adattarsi benissimo il doppio senso del concetto di “fissaggio”. Fissato lui con la qualità, fissate con la qualità i cavi che utilizzano le sue fascette.

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